sabato 21 maggio 2016

Parto perché viaggiare mi ricorda quanto valgo

Ci sono volte in cui mi guardo allo specchio e non so chi sto guardando. Non mi riconosco perché non riconosco i miei sentimenti, non so quello che provo. 

Vivo una vita in cui non è permesso fermarsi, in cui la frenesia ti travolge a tal punto che dopo un po’ non devi nemmeno più fare nessuno sforzo particolare per tenere il ritmo. E’ una vita succhia soldi e succhia energie; la perfetta definizione di quella che viene chiamata “Vita Grama” o “Vita di stenti”, descrivibile nel seguente modo in qualsiasi curriculum vitae:

« Studentessa disperata, pendolare privilegiata, guidatrice imbruttita, figlia viziata e assorbitrice di ogni risorsa finanziaria, difenditrice dei diritti umani, paladina dell’uguaglianza, confidente di anime in pena e hot-air blogger; wrestling fighter con mia sorella, plannig-maker di piani di studio, pizza-eater on a weekly basis, social media manager delle mie pagine Facebook e Instagram, video maker su Snapchat, critico gastronomico della cucina di mamma, nonna e fratello, cat-sitter del mio gatto, pagatrice di multe e Ragazza psicolabile presso “Me stessa”. 
Porto avanti da anni la lotta per l’acquisizione di diritto del telecomando e detengo attualmente il posto a capotavola in famiglia. 
Ovviamente tutto a tempo indeterminato. »

Insomma, è normale che uno dopo un po’ o si droga, o si inietta vodka Redbull direttamente in vena, o muore.

Io, istintivamente, tendo ad immobilizzarmi, perché nell’agitazione mi perdo di vista, non so più chi sono. 
Il fatto è che dopo un po’ inizia tutto a starmi stretto (anche i vestiti, ma questo è un altro discorso). E se capita che, in mezzo a tanta gente, sembri completamente spenta e da tutt’altra parte, la verità è che lo sono: in quei momenti di apparente apatia sto in realtà pianificando la fuga.
Sento che devo proteggermi, scappare. Mi rifugio nell’unica cosa che so mi farà ritrovare me stessa: partire.

Parto perché il viaggio è il mio migliore amico, il mio porto sicuro.
Parto perché non mi interessa più di tanto vedere posti, ma piuttosto rincontrare me stessa.
Parto perché sono curiosa di vedere cosa deciderò di portarmi dietro; perché nel momento in cui c’è da preparare la valigia non la riempio mai fino a scoppiare, ma seleziono sempre le cose più importanti.
Parto perché viaggiare mi ricorda quanto valgo e quello di cui sono capace; perché viaggiando io sfido ogni volta i miei limiti.
Parto perché voglio vedere fino a dove riesco a spingermi. 
Parto perché viaggiare mi arricchisce e mi rende una persona migliore; 
Parto perché viaggiare mi aiuta da sempre a spogliarmi di ogni pregiudizio verso gli altri e verso me stessa.
Parto perché viaggiare è innamorarsi ogni volta. Non di un posto o di una persona, ma della vita.
Parto perché il dolore del distacco mi aiuta a capire chi è importante e chi non lo è.
Parto perché niente è paragonabile alla gioia di tornare a casa.

Viaggiare ti rende concavo e ti permette di accogliere dentro te la bellezza del mondo.

Viaggiare è tornare a casa. E io amo casa.

Alaska

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